Il secondo dopoguerra è un altro momento particolarmente
duro per S. Lorenzo.
Le perdite subite sono davvero ingenti: tutti hanno perso
alcune delle persone loro care, tutti hanno subito danni materiali a causa dei
bombardamenti.
Si verifica immediatamente un massiccio esodo dei
sanlorenzini in altre zone di Roma o nei paesi d’origine; il quartiere resta
quasi deserto e le infrastrutture distrutte.
Quelli che restano scontano un altro periodo di grande
povertà.
Inizia la ricostruzione, durerà diversi anni; ancora oggi è
possibile trovare nel quartiere dei palazzi danneggiati dal bombardamento del
1943 non ancora ricostruiti.
La fase della ricostruzione è accompagnata da una spinta di
immigrazione proveniente dal Sud Italia, persone che arrivano a San Lorenzo per
lavorare nelle ferrovie.
Le problematiche che nascono sono quelle tipiche di un
processo di immigrazione; quella dell’integrazione diventa una problematica in
più che si aggiunge alle tante già presenti nel quartiere in quegli anni.
Ancora una volta S. Lorenzo ripiomba nell’indigenza, ancora
una volta si fa strada l’illegalità in alcune schiere della popolazione locale.
Anche in questa fase risulta prezioso il lavoro svolto dalla
Chiesa. Le parrocchie e le congregazioni religiose forniscono assistenza
sanitaria e sociale alle famiglie più bisognose, alleviandone le sofferenze.
A partire dalla fine degli anni sessanta il quartiere inizia
a subire un graduale processo di “spersonalizzazione”.
Sono gli anni delle proteste giovanili, quella che prima era
un’università d’elite si trasforma in università di massa; la posizione di San
Lorenzo, attiguo alla città universitaria fa il resto.
Sono
questi gli anni in cui vengono
realizzate alcune opere
pubbliche di grande rilievo
per il quartiere: la costruzione
degli edifici di Neuropsichiatria
Infantile in via dei Reti
e via dei Piceni e la Tangenziale
Est, che viene costruita
proprio tra i palazzi di
Viale dello Scalo San Lorenzo,
e che diverrà uno dei maggiori
problemi del quartiere negli
anni a seguire.
Anno dopo anno, in modo crescente, il quartiere inizia a
popolarsi di studenti giunti da tutto il centro Italia, proprio mentre la
popolazione originaria, specie le giovani famiglie, tendono a lasciare il
quartiere in cerca di quartieri meno popolari.
San Lorenzo si popola sempre di più di studenti universitari
fuorisede e della popolazione originaria restano quasi esclusivamente gli
anziani.
Il quartiere comunque assorbe afflusso degli studenti ed
anzi sembra accogliere con piacere i nuovi abitanti del quartiere.
Si incontrano lo spirito e la cultura del mondo
universitario con la semplicità e la ricchezza dei valori umani e sociali della
gente del luogo, in un fecondo scambio reciproco; San Lorenzo diventa sempre
più luogo di una cultura, lontana dagli schemi teorici e dottrinali, che sposa
gli ideali di libertà e di fratellanza da sempre presenti nella comunità
sanlorenzina e contemporaneamente diventa casa e laboratorio di molti artisti
romani che qui riescono ad affrancarsi dalla rigidità degli schemi sociali altrove
più stringenti.
La trasformazione culturale del quartiere è allo stato
attuale tanto significativa da far meritare a San Lorenzo la fama di Montmartre
di Roma.
Quello che c’è di certo è che oltrepassando gli anni e
gli
eventi, lo spirito delle persone che hanno
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