I primi anni venti si
caratterizzano per le reazioni ai primi atti di squadrismo fascista.San Lorenzo si era configurato
ormai definitivamente come quartiere proletario con un indirizzo politico
generalizzato di stampo socialista e con una sottile matrice anarchica.
L’ideologia fascista quindi non
fa proseliti nel quartiere, viene anzi decisamente avversata; come spesso si
sente dire ancora oggi dagli anziani del quartiere i fascisti sono entrati solo
dopo la marcia su Roma.
Ma v’è da dire che è dal popolo,
prima che dai partiti, che nasce questa netta avversione all’ideologia, quasi
fosse un qualcosa di istintivo e personale. Ed anzi è proprio così.
Nascono spontaneamente, non
appoggiati dai partiti socialisti, i primi movimenti degli arditi del popolo, i
primi oppositori al regime fascista nella fase della sua progressiva
formazione.
Gli arditi sono comunisti,
socialisti, anarchici, circondati dall’adesione e dalla solidarietà dei ceti
popolari. Anzi i partiti socialisti prendono le distanze da queste
organizzazioni, proibendo ai propri iscritti di farne parte e infliggono un
duro colpo firmando il patto di pacificazione con Mussolini.
Seppur con alterne vicende gli
arditi saranno presenti a Roma fino alla marcia su Roma e S.Lorenzo sarà,
insieme a Testaccio e Trionfale, dapprima sede organizzativa per gli arditi e
più tardi roccaforte della resistenza al fascismo. Anche la sezione socialista
di via dei Sardi, dopo una prima fase di distanza, appoggia gli arditi e
partecipa in via non ufficiale alle attività, spinta dal fatto che i propri
iscritti, incuranti delle indicazioni di partito, se non facevano parte
dell’organizzazione degli arditi era accanto a loro. La popolazione tutta era
con loro.
Negli arditi c’era anche un’ampia
componente di personaggi che vivevano ed operavano nell’illegalità; emerge con
chiarezza l’intrecciarsi di legalità e illegalità, di ideale politico e di
istintiva ribellione, di tentativi organizzativi e reazioni individuali. Anche
per questo le sezioni del quartiere trovarono difficoltà nell’appoggiare il
movimento.
E’ in questo quadro sociale che
si verificano diversi episodi di reazione e resistenza al fascismo nel
quartiere. Episodi che mettono in risalto la compattezza del quartiere attorno
agli arditi del popolo: da ogni tetto, da ogni finestra, ogni sorta di oggetti
(dalle tegole all’acqua bollente) vengono scagliati sui fascisti; molte case si
trasformano in veri e propri arsenali, ai ragazzi del quartiere viene dato
ordine di disselciare le strade e portare tutto quello che potevano sulle
terrazze e sui tetti, la partecipazione delle donne è incondizionata.
Il quartiere era compatto,
l’organizzazione spontanea e la ribellione istintiva, naturale reazione di una
comunità messa ai margini, costretta a vivere ai margini della società e della
legalità, ostile verso tutto ciò che viene dall’esterno.
E’ solo nel 1942, con la marcia su Roma, che i fascisti entrano nel
quartiere. Dalle finestre di San Lorenzo i sovversivi li accolsero col fuoco
dei loro fucili, estrema, vana difesa di un mondo che stava per crollare. Le
camicie nere risposero all’agguato con l’assalto, e la battaglia durò un’ora:
nuovo sangue fascista a consacrare la vittoria … |