cui interno vi sono delle realtà che
mantengono ampi margini di indipendenza dal potere centrale (la famosa Cecenia,
ad esempio, è una Repubblica con un proprio presidente); secondo perché il
processo di integrazione europea, quando verrà a breve approvata la
Costituzione, porterà ad un'Unione non solo economica ma anche politica.
Insomma, stiamo attraversando una fase storica eccezionale,
di cui l'adesione dei 10 nuovi paesi divenuta operativa lo scorso primo maggio
rappresenta un passaggio fondamentale. A meno di sessant'anni dalla fine di un
conflitto che ha provocato milioni di morti e ha lacerato le coscienze delle
popolazioni del vecchio continente, si è trovata la forza di mettere da parte
rancori secolari e di unirsi per creare un luogo dove il rispetto dei diritti
umani sia sempre al primo posto (non dimentichiamo che, tra le altre cose, uno
Stato per aderire all'Unione Europea deve necessariamente eliminare la pena di
morte dal proprio ordinamento).
Un luogo dove le frontiere, il concetto stesso di frontiera,
appartengono sempre di più al passato, e le persone possono liberamente
circolare, stabilirsi e lavorare.
E al tempo stesso un soggetto che vigila al rispetto delle
regole della concorrenza, che combatte i monopoli e assicura un corretto e
leale funzionamento del mercato.
E, infine, un soggetto che sta affermando anche la propria
identità di potenza politica a livello mondiale, un ruolo che tutti i paesi
europei avevano completamente perduto dopo la seconda guerra mondiale e la
formazione dei blocchi contrapposti con a capo Stati Uniti ed Unione Sovietica.
Ora il mondo è cambiato, ed è cambiato anche il ruolo
dell'Europa. Di questo nuovo soggetto siamo tutti cittadini, e la dimostrazione
è che se decidiamo di andare a lavorare in un altro paese dell'Unione godiamo
degli stessi diritti di chi già ci abita da generazioni. Un fatto a cui ci
siamo ormai abituati e che può ormai apparire banale, ma che in realtà
costituisce un'opportunità immensa per tutti noi europei.
Non è poi da sottovalutare l'apporto, sotto il profilo
storico e culturale, determinato dall'ingresso dei nuovi dieci paesi,
soprattutto quelli dell'Est Europa. Popoli con tradizioni, anche recenti, assai
diverse dalle nostre, che hanno deciso di entrare a far parte della grande
comunità dei popoli del vecchio continente.
Già, il vecchio continente. Culla della civiltà moderna ma
relegato per decenni in secondo piano e diviso da una cortina di ferro. Tutto
questo appartiene fortunatamente solo al passato, ad un passato che ci
auguriamo non debba mai tornare.
Un benvenuto, dunque, alla Lituania, all'Estonia, alla
Lettonia, alla Polonia, alla Repubblica Ceca, alla Slovacchia, all'Ungheria,
alla Slovenia, a Cipro (solo alla metà greca, purtroppo) e a Malta. Benvenuti
in una grande comunità dove si parlano più di dieci lingue, ma dove l'anima è
una sola.
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