Com’è noto, la leggenda riporta
che le prime strutture difensive di cui si munì Roma addirittura in epoca regia
furono le mura Serviane, che presero il nome dal sovrano Servio Tullio che le
avrebbe fatte edificare durante il suo regno durante il VI secolo a.C.
In realtà, vi sono prove
abbastanza certe che l'Urbe non fu riparata da simili strutture che a partire
dal IV secolo, quindi già in epoca repubblicana: da qui l’ulteriore, anche se
meno conosciuta, denominazione
(“Repubblicane”) delle mura in questione.
Di tale opera, che racchiudeva i
sette colli su cui si sviluppò inizialmente la città (Palatino, Campidoglio,
Esquilino, Quirinale, Viminale, Aventino e Celio), sopravvive oggi ben poco,
anche a causa delle scriteriate demolizioni che vennero operate nel corso delle
opere edilizie intraprese all’indomani dell’annessione di Roma al Regno
d’Italia.
Ben più presenti sono invece
ancor oggi le mura Aureliane, edificate molti secoli dopo per ordine
dell’imperatore Aureliano (donde il nome). Si era in un’epoca in cui la parte
occidentale dell’impero era in fase di disgregazione anche perché sottoposta a
continui assalti da parte delle orde barbariche costituite dai popoli di
origine germanica. Aureliano decise perciò la costruzione di una nuova cinta
muraria difensiva, non solo più estesa di quella preesistente – specie dal lato
occidentale – ma anche più efficace. I lavori si svolsero con una velocità
impressionante (dal 271 al 275 d.C.), ma non consentirono all’imperatore che ne
aveva ordinato la costruzione di vederle completate. La sua vita si spense
infatti alcuni mesi prima della conclusione dei lavori.
Povero Aureliano, quindi. Ma i
motivi per commiserarlo purtroppo non si fermano a quello appena esposto.
Lo stato delle mura in questione,
almeno per il tratto che lambisce il quartiere di San Lorenzo, è a dir
poco
deplorevole, e stupisce non poco il
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